Il Rating come misura del rischio emittente
I risparmiatori che trattano titoli di stato e obbligazioni bancarie e societarie sentono spesso parlare di rating. Si tratta di un parametro finanziario importante in quanto aiuta a valutare la solvibilità dei titoli e delle imprese. Il rating, infatti, è un giudizio che viene formulato da un’agenzia specializzata, esterna e indipendente, sulle capacità di uno stato, di una banca o di una società di pagare o meno i propri debiti. Si tratta di una valutazione sintetica del profilo di rischio di credito dell’emittente di titoli obbligazionari: riassume le informazioni quantitative e qualitative che gli investitori hanno a disposizione sull’impresa, al fine di fornire un elemento oggettivo sul comportamento di rimborso nel corso del tempo dell’emittente.Le agenzie di rating, le più importanti delle quali a livello mondiale sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, valutano la solvibilità di un soggetto e cercano di attribuire oggettivamente un giudizio, sottoposto a revisione periodica, circa la capacità dello stesso di generare le risorse necessarie per far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori.
Il primo passo che l’agenzia di rating compie per emettere un giudizio sulla qualità del debito di una società è l’analisi delle caratteristiche economico-finanziarie dell’emittente da esaminare. In particolare viene approfondito il bilancio in tutte le sue componenti e vengono analizzati molteplici parametri. Nel caso di uno Stato, si osserva ad esempio la dinamica delle spese, la capacità di riuscire ad assicurare un equilibrio di bilancio tra entrate fiscali e uscite ordinarie, la stabilità politica, l’ammontare complessivo del debito in rapporto al PIL, etc. Nell’ambito delle società, invece, si esaminano la redditività dell’azienda, la sua capacità di produrre risorse e reddito, la remunerazione del capitale, i flussi di cassa, i rapporti fra il capitale proprio e il debito e tanti altri elementi ancora.
Gli analisti dell’agenzia di rating devono inoltre confrontare i parametri dell’emittente sotto esame con quelli degli altri Stati – oppure banche o società del settore in cui essa opera – e devono quindi analizzare anche le caratteristiche del settore stesso e l’andamento del mercato di riferimento. Oltre ai fattori quantitativi, gli analisti di una società di rating devono cercare di valutare fattori qualitativi come l’affidabilità e le capacità del governo o del management dell’azienda e la credibilità dei progetti e degli obiettivi che la società (o lo Stato) sotto esame si è imposta.
Per garantire il corretto svolgimento di questa accurata analisi, l’emittente sotto esame si impegna a fornire alla stessa agenzia di rating tutte le informazioni e la documentazione necessarie. Il rating è assegnato in una scala alfabetica. Nel caso dell’agenzia Standard & Poor’s i giudizi variano da “AAA”, che indica il massimo grado di solvibilità di una società, alla D assegnato a società o stati insolventi. Nel caso dell’agenzia Moody’s la scala di valori è leggermente diversa e prevede come rating più basso una C. Al di là delle differenti scale alfabetiche utilizzate, esiste un confine importante che divide i rating emessi, tra Investment Grade (IG) e Non Investment Grade, definito anche High Yield o “Speculativo”. Un rating che giunga fino al limite minimo della tripla B (in particolare fino a Baa3 nella scala di Moody's, e fino a BBB- in quelle di Standard & Poor's e di Fitch) viene considerato un ‘Investment Grade’, ossia un investimento relativamente sicuro sul quale possono indirizzare i propri capitali anche gli investitori istituzionali per loro mandato più cauti come i fondi pensione e le casse di previdenza.
Al di sotto di questa soglia, un titolo che evidenzia un rating inferiore a BBB- viene definito ‘Speculativo’. D’altra parte tanto maggiore è il rischio che un investitore corre nell’acquistare un’obbligazione, tanto maggiore è il tasso d’interesse che l’emittente paga.
A questo proposito va infine ricordato come le valutazioni delle agenzie di rating vengano utilizzate dai mercati finanziari per attribuire il relativo rendimento dei titoli obbligazionari, ovvero il costo del debito per gli emittenti. In altre parole, il rating rappresenta uno dei fattori che determinano il costo del prestito (tasso di interesse) e le conseguenti condizioni di rimborso.