I rischi di essere troppo prudenti
Periodi "no"
- L’andamento dei mercati finanziari è ciclico. Si alternano fasi di rialzo – di solito più lunghe – a periodi di ribasso – di norma più brevi. Inoltre, le prime non sono affatto costanti, mentre le fasi di ribasso possono essere anche profonde e repentine e, spesso, comportano perdite anche ingenti.
- Anche la cosiddetta finanza comportamentale, che applica la ricerca scientifica nell'ambito della psicologia cognitiva per comprendere le nostre decisioni in campo economico e finanziario, ha dimostrato che il nostro cervello reagisce in modo molto più pronunciato alle perdite piuttosto che ai guadagni: siamo in forte disagio ogni qual volta vediamo i nostri risparmi perdere valore. Comprensivo. Giusto.
- Una spiacevole sensazione che nessuno vuole ovviamente vivere, che rischia però di portare spesso i risparmiatori ad essere completamente pervasi dalla paura di investire anche durante le fasi positive dei cicli finanziari.
Le opportunità di crescita non "strillano"
- In questo modo si possono perdere opportunità di guadagno. E questo, va detto, capita anche per il fatto che le fasi di crescita sono graduali, senza “strilli”, durano anni e soltanto nella parte finale tendono ad accelerare e a “fare notizia” magari perché infrangono i record precedenti.
- È come se i risparmiatori non si accorgano affatto della buona intonazione dei mercati, anche quando i dati sembrano evidenziarlo in modo netto. Per esempio, nei primi 10 mesi del 2019, in base alle statistiche di Assogestioni, l’associazione italiana delle società di gestione dei fondi comuni, i fondi monetari (che investono prevalentemente in strumenti finanziari di liquidità) hanno contabilizzato una raccolta netta positiva per 2,3 miliardi di euro mentre i fondi azionari (che investono quasi esclusivamente in azioni) hanno accusato deflussi netti per 4,6 miliardi. Nello stesso arco di tempo, dal 1 gennaio al 31 ottobre, i fondi azionari hanno realizzato un guadagno medio del +17,8% mentre quelli monetari non sono andati oltre il +0,3%.
- In tutto questo possono certamente avere influito tante notizie negative che hanno distolto l’attenzione, come quella, alimentata da alcuni media nella prima parte dell’anno, che segnalava l’imminente arrivo di una recessione che poi non è affatto arrivata. Il risultato è stato che molti investitori si sono persi il consistente rialzo dei mercati di autunno.
- Tuttavia, non si tratta di un problema momentaneo, riscontrato cioè soltanto nell’ultimo anno. Basta infatti osservare la liquidità nei portafogli delle famiglie italiane che risulta pari a circa un terzo di tutte le attività finanziarie: a fine marzo 2019 ammontava a 1.404 miliardi sui 4.276 miliardi complessivi (fonte: Banca d’Italia). Come dire che i risparmiatori italiani sono storicamente “pietrificati” all’idea di uscire dalla liquidità iniziando ad investire.
La soluzione
- Questo approccio, che è frutto di tante circostanze e motivazioni, non va stravolto, ma forse rivisto, per evitare che i preziosi e sudati risparmi di una vita perdano opportunità di investimento in un mondo dove ormai gli strumenti finanziari più tradizionali hanno rendimenti molto contenuti e i tassi d’interesse sono vicini allo zero, se non in alcuni casi negativi.