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Con il riscatto della laurea potrai andare prima in pensione?

Descrizione

Prima di rispondere, una domanda: perchè vuoi riscattare la laurea? Per andare in pensone prima? Oppure per avere un assegno più ricco? Oppure per entrambi i motivi? Sappi che non sempre tutti questi obiettivi sono raggiungibili.

Il riscatto di laurea solitamente serve ad anticipare il momento della pensione con certezza solo a chi ha iniziato a lavorare entro i 24 anni. Per chi ha iniziato a lavorare oltre i 30 anni invece il riscatto non serve ad anticipare. Per tutti gli altri, chi ha iniziato a lavorare tra i 24 ed i 30 anni, il beneficio può essere solo parziale. Quindi fai attenzione: la possibilità di anticipare la data dipende da quando hai iniziato a lavorare!

Se il riscatto non servisse ad andare in pensione prima, può comunque servire ad aumentare l’assegno pensionistico. Ricordati però che i contributi versati all’INPS vengono rivalutati in funzione dell’andamento dell’economia italiana, considerando il Prodotto Interno Lordo (PIL). Per diversificare l’investimento delle risorse che potremo poi utilizzare al tempo della pensione può essere opportuno valutare di versare quella stessa cifra in una forma di previdenza integrativa, che permette comunque di accedere al beneficio fiscale della deducibilità dei versamenti volontari fino a 5164,57 euro annui.
Il costo del riscatto di laurea è legato al proprio reddito oppure all’incremento della pensione che si ottiene a seguito del riscatto, a seconda che rispettivamente si sia iniziato a lavorare dopo oppure prima del 1996. Nel 2019 è stato introdotto il riscatto di laurea agevolato, che ha un costo fisso di 5.360 euro per ogni anno da riscattare, ma è riservato solamente a chi ha studiato e ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi.

Gli anni che si possono riscattare sono solo quelli del corso legale di studi, a patto che non si stesse lavorando nello stesso periodo. Il riscatto può anche essere parziale ed il costo, interamente deducibile, è rateizzabile fino a 10 anni.

Ricorda, le valutazioni sul riscatto di laurea considerano due forti ipotesi per il futuro: la continuità lavorativa fino al tempo della pensione e la stabilità delle regole pensionistiche.


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I principali modi per andare in pensione sono due: o per età (pensione di vecchiaia) o per anzianità contributiva (pensione anticipata). Solitamente chi va in pensione per età è chi ha iniziato a lavorare tardi. Chi invece può smettere di lavorare per aver raggiunto la necessaria anzianità contributiva ha iniziato a contribuire da giovane.

Il riscatto di laurea, aggiungendo anni alla propria storia contributiva, serve tendenzialmente solo a coloro che vanno con il requisito di pensione anticipata e che quindi hanno iniziato presto. Unica eccezione, coloro che hanno bisogno del riscatto di laurea per raggiungere i 20 anni di contribuzione minimi richiesti dal requisito di vecchiaia.

Quindi il riscatto di laurea serve principalmente a coloro che vanno in pensione per anzianità contributiva, avendo iniziato a lavorare presto. Le analisi dicono che può con sicurezza anticipare il momento della pensione tendenzialmente chi si è laureato nei tempi previsti e ha rapidamente trovato un’occupazione con versamento di contributi. Si parla di un’età di circa 23-25 anni. Per chi invece ha iniziato da circa 30 anni in su, nonostante il riscatto di laurea, prevale il requisito di vecchiaia basato sull’età e quindi un eventuale riscatto di laurea non servirebbe ad anticipare la pensione. Per tutti gli altri, chi ha iniziato a lavorare tra i 25 e i 29 anni, il beneficio in termini di minori anni di lavoro potrà essere inferiore. Ad esempio a fronte di un riscatto di quattro anni, il beneficio potrà essere compreso tra zero e quattro anni.

Il riscatto di laurea è dunque un’operazione che contiene in sé due forti ipotesi per il futuro: la prima è che non si accumulino periodi di mancata contribuzione dal momento del riscatto al momento della pensione, altrimenti si vanificherebbero i contributi versati; la seconda è che le regole pensionistiche rimangano simili a quelle attuali.

Infine, per coloro a cui il riscatto di laurea non serve per anticipare il momento della pensione, ricordiamo che tutti i contributi versati all’INPS vengono rivalutati per l’andamento dell’economia italiana considerando la media del PIL nominale dei cinque anni precedenti. In questo caso il principio di diversificazione suggerirebbe di investire in modo differenziato le risorse che potremo poi utilizzare all’epoca della pensione. La previdenza integrativa può essere un’opzione da considerare, sia perché lascia la libertà di scegliere dove investire i propri risparmi, sia perché consente ugualmente la deducibilità dei versamenti fino ad un massimo di 5.164,57 euro all’anno.
Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, il costo del riscatto di laurea viene calcolato dall’INPS in base all’aumento della pensione conseguente al riscatto stesso. Solitamente può trattarsi di cifre importanti, perché importante è spesso il beneficio derivante dall’aggiunta di anni della propria storia lavorativa nel sistema retributivo previsto per gli anni lavorati prima del 1996. Il modo più semplice per conoscere il costo è quello di fare domanda all’INPS: non è impegnativa e può essere ripetuta nel tempo.

Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo il 1996, il costo del riscatto è molto più semplice. Si parte dal proprio imponibile annuo ai fini INPS e si applica l’aliquota di riferimento (33% per i dipendenti, 24,48% per gli autonomi, commercianti, 26,23% per la gestione separata e così via). Tale valore corrisponde al costo del riscatto di un singolo anno di laurea.

Il riscatto di laurea agevolato consente invece, solo a coloro che hanno iniziato a studiare all’università e a lavorare dopo il 1996, di pagare in cifra fissa invece che in percentuale del proprio reddito. Il costo è di circa 5.360 euro per ogni anno da riscattare.

Per chi avesse studiato a cavallo del 1996 e avesse iniziato a lavorare per la prima volta dopo il 1996, l’onere è invece da calcolare pro quota secondo le due diverse modalità previste.

Infine, per chi ancora non avesse iniziato a lavorare, il costo del riscatto sarebbe comunque di circa 5.360 euro per ogni anno di studi. Da quando è stato introdotto il riscatto di laurea agevolato non è però più così urgente riscattare gli anni di studi prima ancora di aver iniziato a lavorare e di avere un reddito, perché in ogni caso la cifra da pagare resterà fissa, al netto di eventuali cambiamenti delle regole, sempre possibili.
Per prima cosa si possono riscattare solamente gli anni del corso legale di studi, a patto che non si stesse lavorando nello stesso periodo con versamenti contributivi. Sono riscattabili tutti i principali diplomi riconosciuti, con l’eccezione dei master. Il riscatto può riguardare tutto il periodo (riscatto totale) o singoli periodi del corso di laurea (riscatto parziale).

L’onere del riscatto può essere dilazionato, senza l’applicazione di interessi, fino a 120 rate mensili, pari a 10 anni. La dilazione non può naturalmente andare oltre l’eventuale maturazione del requisito pensionistico.

Gli oneri versati sono interamente deducibili dal reddito da parte dell’interessato. Qualora l’onere sia versato da un genitore per un figlio che ancora non ha una posizione assicurativa presso l’INPS si potrebbe beneficare di una detrazione del 19%.


Il riscatto di laurea: una ulteriore area di riflessione
Come abbiamo visto, il riscatto può servire ad aumentare l’anzianità contributiva o a raggiungere i requisiti minimi necessari a poter andare in pensione di vecchiaia. 
Quello che è certo è che, per riscattare la laurea bisogna disporre di redditi o risparmi adeguati e questo è più semplice mentre si lavora, ma può diventare complicato in caso di disoccupazione o addirittura se si diviene stabilmente inoccupati.
Per questo, le decisioni sul riscatto e sulla previdenza complementare della quale parleremo in seguito vanno fatte prima possibile, evitando di trovarsi in condizioni di dover aumentare la propria quota di contributi pubblici o privati senza avere un reddito adeguato.
In particolare, il dato da considerare riguarda l’occupazione del 55-64enni, che in Italia è pari a circa il 53%. Quante delle persone che non lavorano hanno scelto di farlo e quante invece si trovano in una situazione inattesa nella quale il mondo del lavoro ci ritiene “troppo vecchi” e quello delle pensioni “troppo giovani”? 
Acquisire consapevolezza sui propri contributi previdenziali, riscattare la laurea, iniziare un piano di previdenza complementare quanto prima sono strumenti di prevenzione dei rischi di mancata contribuzione futura, e andrebbero considerati anche per questo. 

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