Lo sapevi che in certi casi gli anni di mancata contribuzione possono essere recuperati?
Forse non ne hai sentito parlare, ma la Riforma di marzo 2019 (legge 28 marzo 2019, n. 26) ha introdotto un’importante nuova possibilità, valida fino al 2021, che va ad aggiungersi al normale riscatto di laurea o del servizio militare: la cosiddetta “pace contributiva”.
Si tratta di una possibilità riservata esclusivamente a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 e che consente di recuperare fino a 5 anni di periodi di mancata contribuzione collocati tra l’anno nel quale si è iniziato a lavorare ed il 29 gennaio 2019, a patto che in quegli anni non vi fosse un obbligo di versamento dei contributi.
La pace contributiva consente di coprire periodi di aspettativa e inoccupazione, oppure i mesi trascorsi tra un lavoro ed un altro. Ma anche, a patto di avere almeno un versamento contributivo precedente, periodi di studio non riscattabili attraverso il riscatto di laurea ad esempio perché relativi ad annualità fuori corso oppure ad un master, non riscattabile.
La pace contributiva può quindi servire ad aumentare il numero di anni di contribuzione e quindi ad andare prima in pensione, ma attenzione: non sempre l’anticipo del momento della pensione è proporzionale agli anni che si riscattano. Infatti la pace contributiva serve con certezza solo a chi ha iniziato a lavorare intorno ai 24 anni, mentre per chi ha iniziato a lavorare dopo i 30 anni non è possibile anticipare il momento della pensione attraverso questo strumento. L’utilità della pace contributiva è quindi legata all’età alla quale si è iniziato a lavorare e alla propria storia contributiva. Se la pace contributiva non servisse ad anticipare il momento della pensione, può comunque essere utilizzata per accrescere il valore dell’assegno pensionistico.
Per prendere una decisione più consapevole è utile tuttavia ricordare che tutti contributi versati all’INPS vengono rivalutati in funzione dell’andamento dell’economia italiana, considerando l’andamento del Prodotto Interno Lordo (PIL). Per diversificare l’investimento delle risorse che potremo poi utilizzare al tempo della pensione può essere opportuno valutare di versare quella stessa cifra in una forma di previdenza integrativa, che permette di accedere al beneficio fiscale della deducibilità sui versamenti volontari per un importo fino a 5.164,57 euro.
A differenza del riscatto di laurea, che è deducibile, la pace contributiva è invece detraibile al 50% e l’importo portato in detrazione è recuperabile in cinque quote annuali. Il costo della pace contributiva è proporzionale al proprio reddito e al tipo di lavoro svolto.